The making of a (special) photo

The making of a (special) photo

The Making of: Ferrata Vidi | 2012©AlbertoBregani | Click to enlarge

Una delle domande che mi vengono rivolte con più frequenza è relativa al making of… di una fotografia: oltre alla location naturalmente mi vengono chiesti dati di scatto, filtri, macchina e bla bla bla. Tante sono le volte che questo avviene che ora, questi dati, li pubblico direttamente, cosi almeno una parte della risposta viene soddisfatta. E’ giusto, sia chiaro. Sono io il primo che per molto tempo ha posto queste domande salvo poi mollare il colpo perchè ritengo che una volta presa padronanza dei propri mezzi, sia tecnici (gestione luce, composizione) che creativi (visione, interpretazione), si debba guardare avanti e decidere con la propria testa: e’ il primo fondamentale passo per creare un proprio – e si spera riconoscibile – stile. Inoltre sono fermamente convinto che data una situazione e rivelati i dati nessuno possa ripetere quella tal foto o situazione, sia per questioni tecniche, capacità di ognuno, situazioni contingenti legati al meteo. La Natura stessa si modifica in continuazione, modificando così quanto fotografato anche un solo secondo prima, tanto da rendere irripetibile ogni scatto. Può darsi che quello dopo sarà uno scatto più bello o più brutto, più emozionante o meno incisivo. Ma quello scatto originale sarà per l’eternità ( e per fortuna…). Credo infine, e concludo questa premessa, che sia giusto condividere le proprie esperienze senza paura alcuna che qualcuno possa “rubare” nulla: la fotografia è dentro di noi , non certamente dentro qualche dato tecnico freddamente riportato su un foglio. Condividere dunque quanto si conosce è altrettanto bello e interessante quanto lo stesso fotografare; dove non c’è condivisione non ci potrà essere crescita. Per nessuno.

Ciò detto, l’occasione di questo post viene da una delle ultime foto pubblicate ovvero Sentiero Vidi che ritrae uno scorcio delll’imponente, maestosa  Pietra Grande nel gruppo delle Dolomiti di Brenta, catena settentrionale e del sentiero attrezzato “Gustavo Vidi” che l’attraversa e gli gira intorno. In questa foto, sulla sinistra/basso del fotogramma di sinistra, si vede perfettamente la prima parte del sentiero di avvicinamento.  Nel doppio montaggio che vedete qui riportato, ho indicato, sempre nella foto di sinistra, con un cerchietto arancio, il punto da dove ho scattato, mentre la linea con freccia rappresenta la direzione dello scatto; il cerchietto verde è il posizionamento del mio amico Alessandro che quel giorno era con me, e ancora il rettancolo cornice in rosso un più grande ricrea un po’ la mia area visiva nel pozzetto della Yashica che avevo con me.

Nella foto di destra ho poi riportato più o meno le stesse “coordinate” e in trasparenza arancione ancora il mio punto di visione e di inquadratura. Quello che poi è diventata la fotorgafia finale. Ho poi anche aggiunto, per la cronaca, una linea tratteggiata gialla per far capire dove il sentiero continua ovvero una cengia lungo la parete che vedete, fino poi a girare dietro e salire lungo delle roccette facili facili e camminabili (ma in sicurezza da sentiero EEA: Escursionisti Esperti e Attrezzati) che porteranno in breve esattamente sopra al riquadro rosso  per regalare una visione ecccezionale su tutto il gruppo del Brenta e poi ancora oltre lungo tutta la ferrata.

Nel caso che qualcuno di voi passasse da quelle parti (Campiglio) e volesse avventurarsi fino al Passo del Grosté da dove parte il sentiero ( ci si arriva anche con la cabinovia) potrà rivivere la stessa inquadratura e magari portare a casa una buona fotografia.  Fino al punto di scatto ci si arriva relativamente facili, se non qualche ansimata se non si è abituati a camminare in quota, e ovviamente con le scarpe adatte. Lascio comunque ad ognuno la valutazione personale diretta una volta raggiunto il Passo. Non voglio convincere nessuno a seguire le mie tracce. Da lì in poi però (linea tratteggiata gialla) si tratta di ferrata e quindi non si scherza più e le cose vanno fatte seriamente con tutte le precauzioni che ciò comporta. Spero di essere stato chiaro. 🙂

Ci sono 0 commenti

  1. Fabio

    Bell’articolo ed un bellissima foto che mi ricorda la Ferrata Vidi fatta tanti, tanti anni fa assieme a mio padre. Un nostalgico ricordo della Pietra Grande.
    Complimenti per la prossima pubblicazione.
    Fabio

    • Alberto Bregani

      Beh …posso dire lo stesso, Nu’: “è sempre un piacere sapere che mi leggi e che guardi i miei scatti da casa, io sono un privilegiato” – E, aggiungo, sono sincero 😉
      Un abbraccione e a presto. A.

  2. Giovanni Fatighenti

    Ehh conosco bene gli equilibrismi che si fanno per sentieri più o meno facili o più o meno sfasciati portandosi al collo una reflex più due o tre lenti quando anche il treppiede….e spesse volte torni a casa per niente soddisfatto delle foto che hai scattato….l’idea di un secondo libro tecnico è fantastica, magari seguito da tuoi interventi dal vivo! Quanto mi piacerebbe confrontarmi con te su queste cose!


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