Dalla visione allo scatto – #02

Di ritorno da una proficua sessione fotografica ho montato un altro video della serie Dalla visione allo scatto. Ho ricevuto molti apprezzamenti riguardo questa tipologia di video da parte di coloro i quali vogliono capire un po’ di più di quanto e di cosa ci sia dietro uno scatto: la preparazione, la gestione dell’esposizione in base all’ambiente e alla luce, cavalletto o non cavalletto, punto di inquadratura etc.  E ovviamente il risultato finale che, seppur essendo già delle fotografie compresse e all’interno di un video a sua volta compresso, serve comunque a chiudere tutto il percorso, dalla visione allo scatto. Appunto

Due note sul video: è stata questa una due giorni abbastanza complicata. Non c’era una nuvola in giro a pagarla oro. Pertanto, per chi come me fa biancoenero, forse la peggiore condizione possibile: cieli completamente grigi, contrasto pari a zero, luce oltre la più spaventevole potenza, mattina, pomeriggio, sera. Nessuna possibilità di fuga. Sob! Abbiamo dovuto ripiegare in zone dove la luce fosse mitigata da alberi o comunque zone d’ombra, seppure anche lì i fasci di luce che penetravano erano veramente delle lame. Anyway… risalendo la Val Brenta abbiamo trovato dei bellissimi e inusuali salti e risalti di cascatelle che, visto il periodo di disgelo, erano belle piene ( solitamente c’è più acqua nella mia borraccia…) Qui la difficoltà dell’esposizione si è palesata al massimo: piccoli spot ma luminosissimi, sparsi e frastagliati, nel bel mezzo di zone d’ombra scurissime, rocce e sassi, erba e alberi; in più, alcuni risalti d’acqua erano talvolta illuminati in pieno, a rischio bruciatura totale – per non parlare dei neri a rischio impasto totale. La scelta sul come esporre mi ha portato via non poco tempo oltre alla ricerca della composizione che in quelle situazioni è veramente lunga. Non facendo fotografia a strascico – come chiamo io alcune pratiche digitali – della serie “scattiamone 28437… poi a casa scelgo” la cosa andava ponderata molto bene. Ma è anche il bello della fotografia di paesaggio: l’entrare in sintonia con il posto, potere utilizzare al massimo la funzione più importante di questo tipo di fotografia ovvero la funzione “tempo a disposizione”. Alla fine, giocando con qualche filtro LEE 100x100mm graduato anche in combinazione con altri (il sistema Lee in questo è insuperabile) e angolando il tutto secondo la provenienza della luce, talvolta con il pola talvolta senza, talvolta aspettando un’oretta che la luce girasse verso il punto giusto… qualcosa sembra sia venuto fuori. Lo vedrete nel video e magari tra un po’ online nel sito o su flickr o chissà 🙂 Buona visione!

Ci sono 6 commenti

  1. Andrea Mover

    Il video e le note allo scatto, quasi “chiudono il cerchio” sulle bellissime foto. Non solo è quasi un privilegio per capire la tecnica, ma anche per “capire” le foto, quasi una guida alla visione. Davvero complimenti per il lavoro! Andrea

  2. pb

    C’é tanta tecnica, voglia di eseguire lo scatto anche in condizioni difficili e un briciolino di incoscenza (io non so se salterei in mezzo ai sassi e all’acqua in quel modo). Un condensato di sapere.
    🙂

    • Alberto Bregani

      ahahah, Paolo metto online solo i salti che mi vanno bene ;-)) a parte gli scherzi… tutto questo “condensato” come lo chiami giustamente tu è il nbello della fotografia di montagna. Un salutone!


Rispondi a Alberto Bregani Annulla risposta