Crederci… sempre ;-)

Non è stato, quello dell’8 dicembre, un ponte vacanziero esaltante dal punto di vista fotografico. Troppo sereno in alcuni giorni e, quando è nevicato, troppo freddo per generare dei fiocchi per cosi dire “fotogenici”. In sintesi: ciccia. Esiste, però, sempre il sesto senso che può guidarti in scelte che al momento sembrano assolutamente fuori luogo. Sesto senso che poi altro non è che un misto di esperienza e di felici intuizioni che ogni tanto decidono di trovarsi in un punto ed esaudiscono esattamente ciò che avevi in mente. E’ il caso di questa fotografia che, devo dire, ho aspettato di vedere in fibrillazione per qualche giorno in quanto la (sovra)esposizione era un po’ spinta; pensata e voluta,  certamente ma… va a sapere poi che salta fuori. – Il bello della pellicola è anche questo: (farti) rimanere sulla corda dal momento dello scatto al rivelarsi del negativo in camera oscura, il che significa anche qualche settimana:-) 

Ma non era solo un fatto di esposizione; era un po’ la preparazione del tutto che è andata dritta di filato verso ciò che avevo pensato fin dall’inizio in quella giornata cosi strana: sole, neve, poi vento, poi nebbia, poi un misto di tutto; nuvole basse in valle e sopra il sole, poi le nuvole che si alzano; sole in valle e nebbia in alto… Situazioni di luce poco prevedibili. Mi sono detto “ok, vado lo stesso… e poi vedo“.  Sono salito in seggiovia in zona Pradalago (Madonna di Campiglio, nda) in mezzo alle nuvole che un secondo prima lasciavano vedere il sole e poi, il secondo dopo, più nulla; solo seggiolini in senso contrario che apparivano come fantasmi per poi scomparire nuovamente nello stesso nulla dal quale erano venuti. Quando di colpo è apparsa la stazione a monte, luccicante, nel sole più totale e con il vento che spazzava la neve tutt’intorno. “Ecco – ho pensato – due ore buttate: sole, sereno, vento. Discorso chiuso. O forse no… uhm… aspettiamo. Qui mi sa che la storia gira e torna indietro tutto entro qualche minuto” . Ho montato tutto, hasselblad, treppiede etc per fare dei test su neve in controluce… già che c’ero… e ho puntato un (quel) gruppo di alberelli nella neve piena a pochi metri da me.

Esattamente un minuto dopo, il tempo di vedere dentro il pozzetto la composizione, sono stato ricoperto da un manto di nebbia che, nel frattempo, aveva girato ed era risalito da dietro le mie spalle facendo ripiombare di nuovo tutto nel nulla cosmico. E via la bufera, granelli di nevischio ovunque, whiteout totale e una temperatura che da fredda è diventata freddissima, circa -10c° –   WOOOW! Ho detto: SIII !!! Vai cosi! Congeliamoci! Una buona mezz’ora con la neve a mezza coscia ad attendere che qualcosa succedesse. Passato un altro quarto d’ora la scena davanti a me è riapparsa, seppur per poco, con la giusta consistenza, né troppo “nulla” né troppo “soggetto”, ho ricomposto, esposto e scattato. Dopo aver tirato un sospirone mi sono infilato nel più vicino Rifugio Viviani/Agostini a riprendere colore. E come la nebbia e il vento sono arrivati così se ne sono andati, lasciando spazio alle montagne piene di neve e agli sguardi inebetiti degli sciatori e ai loro “oooooohh… guarda ora che panorama fantastico“. Beh, certo, fantastico era fantastico… Il sole la neve le montagne …Ma ognuno ha i propri punti di vista sul meteo, no? :-)))
(Dati: Hasselblad 501C, Planar 80/2,8 CF T*, Ilford Fp4+ 125asa)

Ci sono 0 commenti

  1. Domenico Fabiano

    Di fronte alla fotocamera, al momento dello scatto, c’è sempre un fatto. Senza fatto non c’è fotografia: che cosa si fotografa? Ma dietro all’obiettivo c’è sempre un’idea, un insieme di rappresentazione ed espressione. A volte prevale l’una, a volte l’altra ma in ogni caso ci si ritrova sospesi nella realtà delle proprie emozioni!
    Un saluto, Alberto.

  2. Claudio Battista

    Salve,caro amico,artigiano del “belvedere”!Leggo spesso le creative vicende delle tue creazioni che sembrano uscire da un pacato respiro, tempo dilatato di un rituale antico ed insieme nobile e sincero.Sei dunque saggio amministratore di questa dimensione in cui ci immergi con le tue immagini come a voler riscattare una sacralità persa dall’ “homo faber” nella folle corsa verso il nulla,l’autoestinzione,l’alienazione ed il baratro dell’oblio.
    Seguo così questa ritualità per così dire “analogica” che ci riporta al tempo in cui le immagini come un manufatto artigianale prendevano forma da un processo anch’esso dettato da un “tempo”…un tempo per studiare,un tempo per riflettere,un tempo per comporre,un tempo per “prendere”,si,perchè le foto si prendono non si scattano…”scattare” è sinonimo di una gestualità contratta forse più consone alla attuale “fretta” tecnologica fine a se stessa di quest’ epoca digitale!Quindi troppo inopportuna e distante, stridente nota per questa sede.Torniamo al nostro tempo;seguiva così quello della “dolce attesa” quel tempo tanto caro anche a me in cui maturavano aspettative, così come altri propositi, successive mosse e idee su come gestire e magari “piegare” nei limiti del possibile un mezzo certo poco flessibile che però mostrava con lucida trasparenza sulle effettive capacità e possibilità del proprio apprendista- autore!
    Grazie allora Alberto,guardo le tue fotografie leggendo le tue ispirazioni,le tue idee,il tuo fruttuoso a giudicare da quel che vedo!…elevarti sulle cime della creatività… .Seguo così questo lievitare segnico,leggiadra trasposizione dell’ “altrove” che ci accomuna in questo fantastico universo che è la Fotografia.A presto caro amico.

  3. giuseppe toffoli

    Ciao Alberto,
    ma quanto sono meravigliose le tue fotografie. Pensa, l’8 dicembre ero anch’io in montagna, i miei bambini e mia moglie sulle piste da sci mentre io ho presso l’Hasselblad, il cavalletto, ho messo le ciaspole e via…. nel bianco più totale….
    ed anche per me è stata una gran giornata fruttuosa e memorabile, purtroppo non ne passo molte in montagna e sulla neve nonostante io sia Cadorino DOC. Per non dimenticare ho filmato l’evento….


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