I giri della vita. Buzzati, le crode e altre storie

I giri della vita. Buzzati, le crode e altre storie

Milano, marzo 2011

La vita ha bisogno di tempo per svelarci i suoi percorsi. Sentieri che non conosciamo e che percorriamo giorno dopo giorno con l’emozione della scoperta. Forse, in taluni casi, con il pensiero di avere una remota possibilità di poterne modificare il tracciato. Altre volte, invece, con l’impressione che certi destini fossero già stati scritti, che noi abbiamo avuto solamente l’illusione di esserne protagonisti, ma che tutto, alla fine, proprio lì doveva arrivare

E’ quanto ho pensato ieri quando ho ricevuto questa foto da un caro amico di papà, Bepi Pellegrinon, editore, scrittore, alpinista. Ritrae mio padre a colloquio con Dino Buzzati nel 1967, in occasione di una mostra a Belluno, in quell’ambito letterario-alpino che entrambi frequentavano. Ma qual è il nesso tra tutto ciò e il sottoscritto? Quale il giro che la vita ha disegnato perchè io fossi qui a raccontarvi questo?

Non mi soffermo sulla figura del grande Buzzati, sul suo spessore letterario e artistico che l’ha posto tra i grandi del ‘900). Vorrei invece porre l’accento sulla sua passione/visione per la montagna (lui, bellunese di nascita). Montagna protagonista del suo primo bellissimo e tenero romanzo: Bàrnabo delle montagne, scritto nel 1933. Ovvero il prologo a tutto ciò che Buzzati produrrà successivamente. Un romanzo che attribuisce alla Montagna la stessa immensità – per lui sogno, mistero, attesa – che ho ritrovato nel mio modo di relazionarmi con essa, di fotografarla, di onorarne storia e bellezza. Una Montagna dell’Anima, silenziosa, nella quale colui che la vive, alpinista o semplice camminatore che sia, percepirà un’atmosfera talmente intensa da sentirsi in totale armonia con ciò che lo circonda.

Ebbene, questa passione, questo modo di scriverne e parlarne, è il primo legame tra Buzzati e mio padre Giancarlo: alpinista, anch’esso autore di libri e racconti sulla montagna, di documentari. Un confronto e un rapporto che li porterà a condividere l’appartenenza al G.I.S.M Gruppo Italiano Scrittori di Montagna, prestigiosa Accademia di Arte e Cultura Alpina fondata nei primi anni del ’900, che ha annoverato, tra i suoi primi Accademici, personaggi come Guido Rey, nipote di Quintino Sella, Luigi di Savoia, Duca degli Abruzzi, e Salvator Gotta, scrittore e fecondo romanziere del Novecento.

I giri della vita, dicevo. Buzzati scrittore, Buzzati con la montagna nel cuore. Mio padre scrittore, con la montagna nel cuore. Quindi il GISM, gli incontri, la condivisione di esperienza e conoscenza. E il sottoscritto, che fin in da piccolo ha seguito suo padre nel suo peregrinare per sentieri di bosco e di roccia. Ogni suo passo erano tre dei miei. Ero proprio piccolo.

Una vita, la mia, cresciuta a imparare, comprendere, apprezzare la bellezza e il valore dei paesaggi che attraversavamo nelle lunghe giornate con zaino in spalla e le notti nei rifugi. Un amore entrato dentro di me pian piano, in punta di piedi; una coscienza, uno stato interiore fattosi grande e importante con l’avanzare degli anni, sempre presente, che mi ha portato a vivere la Montagna come elemento principale per il mio benessere psico-fisico e che in un certo preciso momento è uscito con tutta la sua forza: quando, dopo la sua scomparsa, all’inizio degli anni ’90, ho voluto riprendere in mano la sua attrezzatura fotografica.

E’ stato il momento della consapevolezza. E’ stato il comprendere di avere la possibilità, almeno teorica, di poter comunicare, raccontare e “trasferire” quanto fino a quel momento avevo dentro. Oltre la parola. Quello fu un nuovo inizio. La vita aveva svelato il percorso che aveva tracciato per me. Come se mi avesse portato per mano fino alla cima di una collina per mostrarmi tutto quanto stava al di là di essa, tutto quello che rimaneva da percorrere e che, questa volta si, mi avrebbe visto veramente artefice dei miei successi e insuccessi. Senza nessuna costrizione, senza nessuna necessità di arrivare a un logorante confronto padre/figlio. Solo completamento, aggiunta, integrazione. Mi era solamente stata indicata una strada. A me la scelta di seguirla. Ed eccomi, oggi, su quel sentiero.

Manca però ancora un pezzo a questa piccola storia. Questa passione, questi miei anni di scrittura e fotografia di montagna, mi hanno portato inevitabilmente a vivere ambienti certamente legati alla cultura alpina. A ritrovare e frequentare scrittori, accademici, alpinisti che un tempo, molti anni fa, dovevano chinarsi non poco per guadarmi negli occhi per chiedermi “…e tu come ti chiami?” quando stringevano la mia piccola mano, mentre l’altra era saldamente attaccata a quella di mio padre. Scrittori dei quali avevo letto opere e racconti, alpinisti che mi avevano emozionato con le loro imprese. Persone che hanno fatto la storia dell’alpinismo. Primi tra tutti, molti dei componenti gli Scoiattoli di Cortina d’Ampezzo. Ma non ero più quel bambino per loro. Si, certamente ero il figlio di mio padre ma soprattutto, ora, ero qualcuno che stava provando a costruire e affermarsi attraverso un percorso artistico personale, e a portare un proprio contributo al “movimento”.

gism_new02Per quanto fatto a quel tempo (era il 2005) venni dunque invitato ad entrare nel GISM. Accettai con molta emozione. Ero entrato a far parte di questa prestigiosa Accademia di Arte e Cultura Alpina, come mio padre, come Buzzati. Fu, e tuttora lo è, un modo per essere insieme a loro seppur virtualmente, con il piacere e la maturità di vivere questa esperienza in totale serenità; non come traguardo, non come premio ma come stimolo a continuare sulla strada intrapresa.

Mi auguro che il futuro possa continuare a dirmi le stesse cose. Io mi impegnerò a fondo E magari, chissà, arrivare tra qualche anno a realizzare un mio sogno: raccontare la montagna di Buzzati facendomi interprete della sua visione attraverso la mia fotografia, tributargli questo omaggio per essermi di continua ispirazione. Chissà… “la vita ha bisogno di tempo per svelarci i suoi percorsi. Certe volte si ha l’impressione che alcune storie siano già state scritte. Noi abbiamo avuto solo l’illusione di esserne i protagonisti. Ma tutto, alla fine, era già stato deciso“ |
Milano, marzo 2011.
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EDIT | Oggi,  20 gennaio 2016 – Loc. Croda da Lago, Cortina d’Ampezzo
Oggi, gennaio 2016, inizio di un anno significativo: quello del 50° dall’ultima scalata di Dino Buzzati avvenuta sulla “sua” Croda da Lago” (14.09.66) e del suo 110° anniversario dalla nascita. L’anno giusto per me, per iniziare qualcosa di profondamente intimo e che sognavo, come ho scritto, cinque anni fa. Sono infatti rientrato a casa da qualche giorno, dopo aver camminato per quei boschi e quelle crode che per ultime sentirono i suoi passi, le sue mani. Rientro da quei luoghi che mi hanno accolto nella ricerca di quella sua visione dell’ignoto e della magia, del sogno e del mistero. Dell’attesa. Una visione profonda nella quale ho immerso fin dai miei inizi la mia fotografia e che mi sento ora pronto, con umiltà e rispetto, a poter raccontare. Fisso pensieri spontanei sulle mie Polaroid, da rileggermi a casa dopo averli lasciati riposare. Non ho fretta. Ritornerò quando sarà il tempo. Intanto rientro a casa emozionato e commosso: per una promessa fatta a una persona molto speciale, legata in modo altrettanto speciale a Dino Buzzati. E per un ringraziamento ricevuto e alquanto inatteso da questa stessa persona. Forse il sogno potrà diventare realtà. Ve ne parlerò quando sarà il momento.

Ps. Un sentito grazie a un amico e pregevole fotografo Giuseppe Menardi per avermi dedicato il suo prezioso tempo e avermi accompagnato in luoghi che sono stati – e saranno – per me di grande ispirazione.

 

jan/16 – Buzz_pola | ©AlbertoBregani

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