L’importanza di una rinuncia

E’ veramente disarmante, sul momento, l’accorgersi, il prendere coscienza, il realizzare che la foto non c’è. E anche se si respira profondamente, si gira intorno alla macchina, si guarda e si riguarda dentro il pozzetto come a non credere a cio che (non) c’è li dentro… ebbene, la foto continuerà a non esserci. E’ inutile che cerchiamo di convincerci del contrario. Dopo una giornata intera ad aspettare una certa posizione del sole e aver camminato per ore e magari su centinaia di metri di dislivello per portarsi dove si pensava che ci fosse un’immagine… il rendersi poi conto che tutto è stato inutile taglia decisamente le gambe. Ma… c’è un “ma”.

Crescendo, prendendo consapevolezza di ciò che faccio e sono – fotograficamente parlando – capisco che forse è proprio la rinuncia a quel piccolo semplice, minuscolo gesto di premere il cavo di scatto “cosi per fare” che da un senso a tutto il mio fotografare. Ho maturato  l’idea che il “non-fotografare”, la rinuncia allo scatto ove non necessario, sia e debba essere altrettanto importante del “fotografare”; proprio per dare valore alla foto quando c’è, quando la si vede e, soprattutto, quando la si sente. Sarà dunque fondamentale – in qualsiasi situazione e condizione – saper valutare e decidere per una rinuncia. Per dare valore al proprio lavoro e soprattutto per rispettare tutti coloro che apprezzano ciò che sappiamo fare in termini fotografici. Ogni nostra rinuncia sarà infatti il migliore modo per rendere omaggio alla loro benevolenza.

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  1. …e che devo dire, dici sempre tutto tu!!! ed è pure vero la storia della rinuncia e compagnia bella, anzi direi che rappresenta un atto di grande saggezza. mi ricordo con il mio tiro a segno, rinunciare era terribile, dopo che alzi il braccio, ti allinei, respiri, ti blocchi…e…rinunciare non è facile, ho imparato a farlo, frustante all’inizio, poi capisci …che non era tutto a posto, che mancava qualcosa e quindi…bisogna RINUNCIARE

  2. Domenico Fabiano

    E’ la consapevolezza di valutare il soggetto in funzione dei risultati che si vogliono ottenere. Ansel Adams avrebbe parlato di “visualizzazione” o più semplicemente della capacità di vedere in termini fotografici… 😉

  3. c.m.

    la foto più preziosa, quella che non hai scattato, quella visibile solo attraverso gli occhi della tua anima.
    Un’immagine che conserverai con cura negli archivi della tua memoria, come un grande amore che non è mai sbocciato ma proprio per questo non è mai sfiorito ed è sconfinato ed eterno.

  4. ANTO

    S-e-n-t-i-r-e la foto. E tu, finalmente, l’ha detto. Le più belle foto, sono quelle a cui ho rinunciato con lo scatto della macchina, ma non con quello del cuore…

  5. Tania

    Già…. mi è capitato… magari ero partita carica di entusiasmo… e.. aspettavo… guardavo… ma… nulla….. non mi piace scattare tanto per scattare…. è come se immettessi delle impurità nella mia piccolina (FX90 Nikon 80/200)…. io le affido ciò che vedo e lei lo rende immortale!

  6. Paolo Reale

    La rinuncia è a volte più importante della conquista.. in fotografia, come spieghi tu, ed in montagna.. a volte la cima o l’obiettivo non sono raggiungibili per tanti motivi ed allora prendere coscienza della necessità di rinunciare diviene più difficile, impegnativo .. che proseguire ed arrivare alla meta


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