Quando mi chiedono perché io, fotografo analogico di montagna, dal puro bianco e nero ai sali d’argento, abbia scelto di trasferirmi – quando necessario – nel mondo digitale per poter lavorare con un bianco e nero “non argentico” che si avvicinasse il più possibile a quello analogico, solitamente rispondo che ho fatto questo passo – per taluni, all’inizio, scandaloso – solo e solamente perché, dopo mille peregrinazioni, sono finalmente riuscito a trovare una macchina che non avesse nulla a che vedere con il b/n delle ammiraglie digitalone tutto muscoli di questi ultimi anni, e che mi ha invece permesso di restare là da dove provenivo: -> dalla qualità assoluta del bianco e nero, -> dal mondo della riflessione e dell’attesa, -> dentro quella dimensione nella quale prima viene il pensiero e poi, quando serve, quando hai veramente qualcosa da dire, lo scatto.
Sto parlando di SIGMA, prestigioso brand giapponese di riconosciuta qualità per gli obiettivi, e della sua serie di fotocamere molto particolari, certamente poco note ai più, che rispondono al nome di “Dp Quattro” (1,2,3 a seconda della focale che ciascuna macchina porta con sé essendo lente fissa ovvero 19/30/50mm). Fotocamere splendide, dalla forma un po’ bizzarra che, per i motivi di cui alle prossime righe, amo definire le mie fotocamere a “pellicola digitale“.
I puristi dell’analogico inorridiranno per questa definizione, gli estremisti del digitale probabilmente saranno già svenuti per l’affronto. Ma tant’è. Questo è ciò che penso, prove sul campo alla mano. Sia chiaro: quella che segue non è una recensione di prodotto. Ciò che segue vuole solamente essere un report di sensazioni, fotografie, situazioni di lavoro fatte da un fotografo di paesaggi di montagna che da sempre scatta in pellicola bianco e nero con Hasselblad e Rolleiflex 6×6, e Linhof 6×12, stampa solitamente le proprie fotografie con dimensioni direi “importanti”, svolge la sua professione tra sentieri e boschi, cenge e crode, cascate e ghiacciai, talvolta appeso a delle corde e a dei chiodi con qualche centinaio di metri sotto il sedere. Ce n’est rien d’autre que ça, Un report che, dopo svariati mesi di utilizzo delle dp quattro, ho piacere portare alla vs attenzione perché spero possa essere utile a coloro che si apprestano ad acquistarne una; o magari hanno le stesse necessità che avevo io qualche tempo fa, affinché sappiano cosa capiterà loro per le mani. Se alla fine, nulla di tutto ciò vi convincesse quanto una vera prova sul campo con tutti i dati del caso… amen; avrete decine di siti da consultare, a partire da quello ufficiale, o quelli dei link da me suggeriti che certo teneri non sono, che vi diranno tutto attraverso grafici che vi parleranno di maf, di dpf, pcc, ccq… e mille altri indici dai quali magari riuscirete a capire se è una fotocamera che vale l’acquisto o meno per la vostra “fotografia di paesaggio in bianco e nero” ( di altri usi non ne parlo in quanto NON ne sono a conoscenza e quindi neanche fatemi delle domande a riguardo)
Perchè, dunque, una Sigma? E proprio una “Dp Quattro”?
Iniziamo con il dire che neanche io conoscevo questa fotocamera fino all’anno scorso. È stato un mio caro amico che dopo aver ascoltato e sopportato le mie lagnanze riguardo la difficoltà di trovare un bianco e nero digitale che potesse anche solo avvicinarsi a uno analogico mi ha detto “Maa.. hai mai provato una Sigma Dp? “( Grazie ancora Domenico 🙂 ) E così fu che iniziammo a parlarne, e fu talmente convincente che ne acquistai una pochi giorni dopo. Fu bianco e nero a prima vista. E siamo ancora insieme con risultati dei quali tuttora mi stupisco.
Le specialità della “dp quattro”
Cos’ha di speciale questa “Dp Quattro”?
A dire il vero non ha niente. Ma è proprio questo il bello! 😀
Per esempio: la semplicità
Una Dp Quattro è semplice tanto quanto la mia Hasselblad, la mia Rolleiflex o ancora la mia Linhof Technorama PC612II 6×12; non ha sostanzialmente nulla di automatico, non ha complicate procedure di impostazioni, non ha settaggi, non ha inutili ed estreme personalizzazioni, non ha libretti di istruzioni grandi come la Treccani a fascicoli settimanali. Ha pochissime funzioni, tutte utili, tutte a portata di occhio e di “finger” mentre si lavora. Fronzoli zero, tutto succo.
Per esempio: l’usabilità
Una Dp Quattro non ha particolari difficoltà nella sua usabilità, perché decidi tutto tu, lei non fa assolutamente nulla; allo stesso modo delle tre sopra citate fotocamere. O sai fotografare o ciccia. Non ha stabilizzatori di sorta, devi preparare bene e con calma ogni scatto e i tempi di memorizzazione di ogni fotografia nella scheda sono molto lunghi: se per tua sfortuna hai settato la sequenza di scatto multiplo invece di quello singolo, puoi sederti al ristorante e ordinare dall’antipasto al dolce prima che tu possa tornare a fotografare. Ma è tutto a vantaggio del “pensiero”. Il tempo dell’attesa sarà il tempo della scoperta.
Per esempio: a “no hurry” camera
Una Dp Quattro non puoi utilizzarla per fotografare tuo figlio mentre lo insegui al parco giochi. Non è per lei. Qui si parla di qualità di “modo e approccio”. Tutt’altra filosofia. Come detto non ha stabilizzatori e l’autofocus non certamente un fulmine. È la celebrazione di un cerimoniale che mi ricorda le grandi formato. Una Dp Quattro va delicatamente posta su un treppiede affinché la qualità espressa dai suoi obiettivi sia la massima possibile. Certo, puoi anche fotografare a mano libera, ma sempre con la massima fermezza di polso e di passo, e con condizioni di luce favorevoli. Sempre senza fretta: it’s a no hurry camera.
Per esempio: la riflessione
Una Dp Quattro consuma batteria come una Ferrari consuma benzina sullo Stelvio. È dunque necessario “dosare” l’impulso a scattare per non consumarne oltre il dovuto. Anche qui Sigma ha fatto le cose per bene: una soluzione che favorisce la riflessione. Scatterai solo quando veramente serve. Nel digitale il 100% delle volte significa “guardare nello schermino dopo lo scatto”. Meno scatti, meno guarderai; meno guarderai meno batteria consumerai. Indi: poca batteria, pochi scatti. Quelli giusti. Come in pellicola, né più né meno. Porterai con te dieci batterie? Soluzione corretta; come faccio io del resto. Ma alla lunga, vedrai, tornerai a casa con ancora la metà di batterie buone nel sacchetto. Inizierai a cambiare tu il tuo modo di fotografare. Invece di cambiare la batterie..
Per esempio: il fotoritocco, questo sconosciuto
Una Dp Quattro ha un suo software proprietario per la gestione delle immagini (Sigma PhotoPro6 – SPP) che, di nuovo, non ha sostanzialmente nulla per intervenire sullo scatto in post produzione. Si, ok: qualche qualche strumentino e barretta con la freccina destra sinistra collegata alla gestione dell’esposizione, contrasto, definizione luci e ombre ce l’ha; però niente di così potentemente strabiliante da ribaltare quanto “impresso” nella pellicola digitale. Ma anche questo ha un suo perché: la procedura nativa di conversione del SPP da colore a b/n consegna un file b/n già grandioso di suo. Serve veramente un nulla per portarlo ai valori desiderati ovvero alla resa che si vuole avere. Certo, i tempi di “lavorazione” e salvataggio del software da raw a jpg o .tiff sono un po’ lunghini: passano sempre qualche decina di secondi da quando richiediamo una modifica, una variazione a quando la vediamo a video. Ma per quanto detto sopra, non sarà certo un problema. Per quei pochi scatti che avremo realizzato non perderemo certo giornate intere davanti a un monitor.
Beh? È tutto qui? … starete pensando.
Assolutamente e per fortuna no. È esattamente il contrario, dico io. Proprio per quanto appena descritto e proprio per tutto ciò che non ha, la Dp Quattro è una macchina fantastica.
È la macchina per chi sa fotografare e sa perfettamente gestire luci e ombre senza aiuti esterni, se non al massimo con un esposimetro esterno giusto a conferma. La Dp Quattro ti porta veramente a ragionare su ogni singolo scatto evitando di spararne a raffica, visto che – come detto – la preparazione senza automatismi è mediamente lunga, la batteria nel caso della digitale consuma come poche e una volta scaricate le foto, ove ne aveste più di 50 da rivedere per capire quale sistemare, dovreste prendervi un mese di ferie solo per guardarle e un altro per lavorarle e salvarle come preferite. Quindi, ancora una volta, una Dp Quattro ti insegna e ti porta a scattare quando serve.
I top perchè della mia DP Quattro a “pellicola b/n digitale”
– perché per tutto quanto detto ritrovo perfettamente al millimetro tutte le mie procedure analogiche; l’approccio alla “mia” fotografia non si sposta di nulla;
– perché come con una medio o grande formato in mano, ogni mio scatto deve essere pensato, ragionato, voluto. (tenete conto che la mia Linhof 6×12 con un rullino fa 6 scatti 6… e non ne uso venti al giorno)
– perchè ogni corpo ha il suo obiettivo dedicato, non intercambiabile e dalle prestazioni altissime;
– perchè l’ingombro di ogni macchina ( 19/30/50mm) è ridotto a poco e il peso totale delle tre non fa il corpo da solo di una ammiraglia di quelle blasonate; quindi per la fotografia di montagna, quella realizzata proprio “inchiodati alla” montagna, è perfetta;
– perchè ha un software proprietario che lavora sul B/N in modo naturale come mai avevo visto e la resa strepitosa è sotto gli occhi di tutti. Scarichi, scegli se aprire in colore o b/n e tutta la conversione la fa lui direttamente.
– perchè comunque è una 39megapixel di risoluzione equivalente, che non fa mai male.
– …e anche perchè mi fa sorridere ogni volta che mi chiedono “Scusa,… che cavolo di macchina stai usando? Ma è professionale?” 😀
E il bianco e nero quello super?
Beh… lo lasciavo per ultimo. Se siete arrivati a leggere fino a qui allora vi siete meritati la ciliegina sulla torta. Quella che veramente “fa” la differenza da tutte le altre digitali che ambiscono ad offrire un b/n digitale “comme-il-faut” ( si, compresa quella che sta pensando la maggior parte di voi… ).
La ciliegina: il sensore Foveon X3 Quattro. Il B/N #purospettacolo
La ciliegina dentro la dp quattro si chiama “Foveon X3 Quattro©” ovvero l’unico sensore a utilizzare la tecnologia verticale di separazione dei colori, l’unico sensore, ad oggi, al mondo a immagine diretta. Fosse un hashtag scriverei #foveon_purospettacolo. Ora, non sono un tecnico, ma avendo letto e approfondito la questione, grazie a questo particolare sensore la luce viene catturata e gestita in modo completamente diverso da tutte le altre e il B/N che ne deriva ha gli stessi toni dai bianchi ai grigi ai neri che ritrovo nella pellicola, ed è veramente un super passo avanti verso l’utilizzazione di un bn digitale che possa avvicinarsi al meglio a quello analogico, specialmente per usi professionali. Comunque sia, uno potrà anche leggere tutti gli articoli che vuole… ma poi alla fine ciò che conta è quello che si vede una volta scaricato e aperto il file. Penso che le foto di cui alla serie a fine articolo parlino da sole.
Et voilà, c’est tout. Per concludere.
Spero di aver chiarito un po’ punti di questa mia scelta e di avervi dato dei buoni spunti di riflessione. Scherzandoci anche un po’ su. L’importante è essere seri più che seriosi. Ciò detto, seriously speaking, nel caso vi venga lo schiribizzo di avvicinarvi alla serie “DP QUATTRO” della SIGMA per lavorare con uno stratosferico B/N, sappiate che queste sono le “problematiche” alle quali andrete incontro. È chiaramente evidente che le considerazioni del tutto personali da me qui riportate, per la maggior parte delle persone che scattano nelle situazioni più comuni rappresentino dei limiti più che dei pregi o delle opportunità. Ma in questo caso noi non stiamo parlando di “situazioni comuni“… mi pare di averlo espresso molto chiaramente. Sappiate dunque che se arrivate da un’esperienza analogica importante con il paesaggio in bianco e nero, con i relativi tempi e attese e calma e riflessione e qualità assoluta che questo tipo di fotografia richiede, da queste macchinette terribili riceverete molte soddisfazioni. Non avrete alcun tipo di problema. E sarà difficile poi allontanarvi da loro. Nel caso, fatemi sapere.
ps – Last question
Una domanda che mi è stata posta riguardo SIGMA e le DP è stata: “Ma visto che sei Sigma Ambassador perchè allora non l’ultima SD Quattro?“. Domanda più che lecita e corretta
Rispondo: perché l’anno scorso la SD Quattro ancora non esisteva, per prima cosa. Inoltre la resa e la qualità delle DP Quattro, in rapporto agli ambienti e alle situazioni dove la utilizzo (posso utilizzare), è sicuramente tra i migliori strumenti di lavoro che si possano avere. Va da sé che una volta a disposizione (a breve dovrebbe essere in arrivo) non mi tirerò certo indietro dovessi testarla e utilizzarla nel corso dei miei giri “dentro e fuori le cime”, per vedere l’effetto che fa (nel salotto di casa è sempre facile caricare lo zaino con un sacco di roba… poi portarlo in spalla e gestirlo su una cengia di 50cm a 500mt da terra è un’altra storia..); capire se pesa, se è comoda, se è pratica etc… Qualità dell’immagine a parte, che dò per scontata viste le caratteristiche di cui si narra. E poi, comunque sia, all’innovazione non si dice mai di no, a priori. Nel caso tutto questo succedesse, quando avrò elementi a sufficienza per dirvi qualcosa, sarò qui di nuovo a raccontarvi di una SD Quattro e delle sue – e mie – mirabolanti avventure. Ciao 🙂
Link di approfondimento: ufficiali Sigma
La serie DP Quattro | Tecnologia Foveon | Miei scatti Sigma su flickr | Miei scatti Sigma nel blog
Se non credete a me: recensioni internazionali autorevoli e molto ben fatte.
Steve Huff | MingThein | Luminous Landscape |
Sito del distributore Sigma: per eventuali richieste
M-Trading ( Opera- MI)
Qualche recente scatto | ©Alberto Bregani | Clicca per ingrandire
DP Quattro Gallery | ©Sigma Global
Ottimo articolo letto fino in fondo, strano ma è come se l’avesse scritto io, perché in sintonia totale. Posseggo la SD1 e ne sono felicemente un user Pro. Appena arriverà la SD Quatro la prenderò di sicuro, e non vedo l’ora di usarla in Landscape. A preso.
Nicola
Sono d’accordo al 100% su quello che hai scritto riguardo al fascino di fotografare con una dp ed si risultati che si possono ottenere.
Soltanto riguardo alla spiegazione tecnica, dovresti un po’ rettificare lo schema proposto.
Il rapporto trai pixel di vari colori non è paritario come nelle Merrill.
Verdi e rossi, in quantità, sono pari ad un quarto dei blu.
Ma forse per semplificare il concetto, potrebbe pure andare bene.
Buonasera Alberto ho alcune domande posso contattarla x telefono?
Saluti Giorgio
Certo che si Giorgio, ti ho risposto via mail
Buona giornata
Buon pomeriggio Alberto. Mi piace fare foto in b,/n già in camera , per poi correggerle di poco in post produzione. Le foto fatte da lei sono fatte a colori e poi convertite in b/n?
Per una focale “tuttofare”meglio dp1 o dp2?
…ed il cavalletto meglio uno “massiccio” o uno da viaggio?
Grazie per l”attenzione!
Saluti Andrea
Ho una predilezione per i grandangoli e dopo averci pensato per ‘anni’, quest’estate ho preso una DP 0 Quattro: forse perchè obbliga a pensare, mi sta dando grandi soddisfazioni.
Ciao Giorgio, hai fatto molto bene. E hai ragione, il grandandolo, nonostante prenda molto, ti obbliga a pensare di trattenere quello che veramente serve per raccontare ciò che vuoi. Togliere è sempre complicato, ma è ciò che conta. Grazie per il commento e a presto. Alberto 🙂
queste sigma mi intrigano sempre di più e ho letto con piacere e interesse la sua disamina.
grazie e saluti
Grazie Walker, vanno prese con le pinze ma, come avrai letto, una volta capito come e soprattutto per cosa utilizzarle sono strumenti fantastici. Nel caso, buon divertimento 🙂