Tra le tante cose che “my lovely Holga” mi ha insegnato e che mi sono state utilissime nel mio percorso di crescita – tipo gestire correttamente l’esposizione “a naso” e tutto ciò che attiene alla gestione della luce avendo solo un diaframma e un tempo di scatto e… in bocca a lupo… – c’è anche la fotografia a infrarossi. Mi ricordo quanto mi avessero affascinato gli scatti di Wallace Billingham con la Efke IR820 e che avevo scoperto leggendo uno dei numeri di una fantastica rivista canadese sulla low-fi photography alla quale ero abbonato ovvero LightLeaks. E poi di link in link, di libro in libro (quanto leggere, sempre…) sono arrivato al riferimento in assoluto per questo tipo di fotografia: il libro di X che si intitola Y ( mo’ voglio proprio vedere quando me lo chiedono 🙂 E come ogni riferimento che si rispetti ho fatto il bravo studente e pian piano con calma ho seguito passo passo il percorso di avvicinamento consapevole a questa bellissima quanto particolare pellicola.
La prima uscita è stata ovviamente nelle mie montagne. Kit base: 1 holga 120mm, 1(e più) pellicola efke IR820, un filtro Hoya R72, un cavalletto, un esposimetro. 1 cavo di scatto. Avrei potuto utilizzare anche una rollei IR400 certamente, nessun problema. Ma a differenza della rollei IR la Efke restituiva un po’ più di effetto “wood” ovvero quel che si dice effetto “sognante”. La Rollei è invece più incisa, più dura, direi più precisa a ben vedere. Bellissima pellicola anch’essa, ma buona per altre cose. Beh comunque sia me ne sono andato verso i Laghi di Cornisello, sopra, molto sopra Val Nambrone, sempre Parco Adamello/Brenta, al solito. Sono andato alla ricerca di acqua, di verde e cieli tersi che in IR corrispondo a nero, bianco, e ancora nero. L’avvicinamento da Campiglio non fu lunghissimo, diciamo un’oretta a dir tanto; però quel tanto, o quel poco, fu sufficiente al cielo per coprirsi e togliermi la soddisfazione di un primo rullino esposto come si doveva e quindi effetto IR puro un po’ andato… Riuscii comunque a fare delle prove e a tirar fuori delle cose particolari. Non propriamente strong ma molto delicate per essere un infrared.
Come al solito, moleskine, penna e dati alla mano ho riportato tutto ciò che facevo. Lavoro lungo ma fondamentale, specialmente in questi casi con pellicole molto molto particolari, i cui riferimenti iniziali sono importantissimi per capire poi la direzione da prendere per le foto “vere”. Mi ricordo la scientificità dell’infrarosso con Holga ovvero sole pieno scatto normale, cielo velato 1 secondo, cielo nuvolo 3 secondi, molto nuvolo… non scattare 🙂 Eppure alla fine rullino dopo rullino ho capito che quel secondo non era poi così definito ma aveva le sue belle sfumature. Quel secondo aveva le sue angolazioni di ripresa in base alle quali gli IR sarebbero stati più o meno forti, aveva un orario di scatto entro il quale poter fotografare e oltre il quale sarebbe stato pressochè inutile e altre piccole cose che avrebbero poi concorso a tirar fuori la giusta fotografia, con il giusto mood Holga e relativo infrared. Di lì a breve avrei poi avuto una base dati personale molto sostanziosa alla quale far riferimento per i successivi rullini. Si, bella storia quella volta.
…E dopo aver ripensato a tutto questo in una frazione di secondo mentre mi passava di mano, ho riposto il negativo nella sua pergamenina, infilato il foglio negli anelli e chiuso il mio album “Negativi infrarosso 2008“. Fuori oggi è molto nuvolo… l’infrarosso oggi può stare a riposo ,-)
tantissimi complimenti per le tue fotografie in bianco nero, non vedo l’ora di comprare il tuo libro, meglio ancora se il tuo editore e’ Bepi Pellegrinon! Come fotografo dilettante vorrei sapere i tuoi dati di scatto,tempo diaframma, delle pellicole efke IR820 con filtro Hoya R72 dato che sono stato abbituato troppo bene dalle Kodak EIR! Grazie, ciao!